Il diario di uno scomparso, La voix humaine

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IL DIARIO DI UNO SCOMPARSO (Zápisník zmizelého)
Musica Leoš Janáček
per contralto, tenore, tre voci femminili e pianoforte, V/12
Libretto di Josef Kalda

 

LA VOIX HUMAINE (La voce umana)
Musica Francis Poulenc
Tragedia lirica in un atto
Libretto di Jean Cocteau

 

 

Trama - LA VOIX HUMAINE

L'opera si ambienta a Parigi in una squallida camera da letto, dove giace esanime la protagonista, che sarà indicata come una generica "Lei" o "la Voce"(Elle o la Voix). La donna viene svegliata dallo squillo del suo telefono: dopo due chiamate di persone che hanno sbagliato numero, viene contattata dal suo amante, e i due avranno una lunga e dolorosa conversazione a proposito della loro relazione terminata da poco; la telefonata sarà spesso interrotta a causa della cattiva ricezione e da alcune interferenze; inoltre lo spettatore sentirà solo ciò che dice la donna, intuendo le battute dell'amante dai suoi silenzi e dalle risposte che Lei gli dà.

 

L'inizio del dialogo è ai limiti della banalità: tra frasette sdolcinate e luoghi comuni romantici, Lei racconta all'uomo di essere appena tornata da una cena con la sua amica Martha, e di aver poi preso un sonnifero a causa di un'emicrania. Presto però i toni si fanno più tesi: l'uomo vuole indietro alcuni effetti personali e Lei promette che glieli restituirà; parlando della fine della loro storia, Lei se ne assume tutta la colpa, poi prende a rievocare tristemente i loro momenti felici, tra i quali la gita a Versailles durante la quale si sono conosciuti; a questo punto cade la linea.

 

Lei tenta di ricontattare il suo ex telefonando a casa sua, ma lui non si trova lì: è lui che la richiama subito dopo, spiegandole di essere in un ristorante. A quel punto Lei, già molto provata, gli rivela di aver mentito circa ciò che ha fatto poco prima: non è uscita con Martha, ma si era preparata per andare a parlargli; non trovando il coraggio di farlo, aveva preso dodici pastiglie di tranquillanti con l'intenzione di suicidarsi, ma si era poi salvata grazie a Martha. L'amante reagisce con freddezza e sposta subito il discorso su un altro argomento, il proprio cane, rimasto a casa di Lei. Poco dopo la telefonata si interrompe di nuovo, stavolta a causa dell'interferenza della donna che aveva sbagliato numero all'inizio del dramma, ma che ora si rivela inquietantemente interessata a spiare il discorso tra i due ex-amanti.

 

L'uomo la richiama, ma a questo punto Lei è fuori di sé: dai rumori di fondo ha compreso che lui non si trovi, come ha detto, in un ristorante, ma probabilmente a casa di una nuova partner. L'uomo inizia a incalzarla perché riagganci; Lei, ormai conscia che quella telefonata sia l'unico filo che la tiene unita al suo amante, decide di troncare con un solo gesto la chiamata, la relazione e, probabilmente, anche la propria vita: si stringe il filo del telefono al collo. Come ultima richiesta al suo antico amore, poiché questi ha in precedenza detto di dover andare a Marsiglia nei giorni seguenti, Lei lo implora di non alloggiare nello stesso albergo dove hanno dormito insieme tempo prima, ormai consapevole che vi si recherà con la sua nuova donna. Dopodiché gli chiede insistentemente di chiudere la telefonata, e al suo saluto non può che rispondere un flebile "Ti amo", mentre scivola nel proprio letto e lascia cadere il ricevitore, probabilmente strangolata dal filo del telefono.

Programma e cast

IL DIARIO DI UNO SCOMPARSO (Zápisník zmizelého)
per contralto, tenore, tre voci femminili e pianoforte, V/12

Tenore: Matthias Kozioroski
Mezzo soprano: Veronica Simeoni
Piano: Donald Sulzen

 

LA VOIX HUMAINE (La voce umana)

Una donna: Anna Caterina Antonacci
Piano: Donald Sulzen

 

Regia: Andrea Bernard
Scene: Alberto Beltrame
Costumi: Elena Beccaro
Luci: Marco Alba

 

Nuovo allestimento Teatro dell’Opera di Roma

Teatro Nazionale

L’attuale Teatro Nazionale, situato su Via del Viminale angolo Via Agostino Depretis, nacque come sala cinematografica, con il nome di Supercinema e venne edificato nel 1925. Il proprietario, commendatore Urbano Rattazzi, ne affidò la progettazione agli architetti Arnaldo Foschini ed Attilio Spaccarelli, coadiuvati dall’Ing. Giacomo Giobbe. Il locale inserito in un edificio preesistente, nacque dotato di una sala che misurava 36 metri di lunghezza e 30 metri di larghezza; la capienza originaria era di 2500 posti ripartiti tra platea e gallerie. I decori interni erano in stile liberty italiano, impreziositi da stucchi dorati, pitture, pietre e stoffe. Anche se la sua funzione primaria, era appunto, quella di sala cinematografica, la presenza di una buca per l’orchestra sta ad indicare che vi avessero luogo, in alternanza, anche altri generi di spettacolo, come ad esempio il varietà e l’avanspettacolo.

 

Dal dopoguerra in poi la destinazione d’uso divenne unica, a favore del cinema per il quale del resto era nato.

 

Alla fine degli anni ’90 il Supercinema venne acquisito dal Comune di Roma e consegnato come ulteriore spazio alla Fondazione Teatro dell’Opera di Roma. Nel 2006 è stata portata a termine l’ultima delle numerose ristrutturazioni, che ha conferito l’attuale aspetto alla sala, ora in grado di contenere circa 700 spettatori.

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