La Traviata

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Agosto 2025
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La traviata
Opera in tre atti
Libretto di Francesco Maria Piave
da La dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio
Musica di Giuseppe Verdi

 

 

Trama

 

Atto I

Dopo un profondo e toccante Preludio, il sipario si apre mostrando un elegante salone della casa parigina di Violetta Valery, dove lei, donna di mondo, attende gli invitati. Violetta saluta tra gli altri Flora Bervoix e il visconte Gastone de Letorières, che le presenta Alfredo Germont, spiegandole che è un suo grande ammiratore e che durante la sua recente malattia si era recato spesso nella sua casa per ricevere notizie. Dopo aver chiesto spiegazioni per il comportamento ammirevole di Alfredo, Violetta rimprovera il suo protettore, il Barone Douphol, di non aver avuto la stessa curiosità del giovane innamorato; il Barone, irritato, mostra il suo disappunto a Flora. Poco dopo, Gastone propone un brindisi al Barone che rifiuta; Alfredo ritroso accetta invitato da Violetta cui si uniscono gli altri invitati, che cantano alla vita e alla bellezza che fugge e al vino che riscalda l'amore (Libiamo ne' lieti calici).

 

Atto II

Quadro I

Alfredo e Violetta convivono ormai da tre mesi nella casa di campagna dei Germont; il giovane è contento della sua vita con l'amata (De' miei bollenti spiriti), quando sopraggiunge Annina, la domestica di lei. Interrogata da Alfredo, ella ammette di essere stata a Parigi per vendere tutti i beni della sua padrona coi quali poter pagare le spese di mantenimento della casa, per una somma di 1.000 luigi; Alfredo promette di andare lui stesso a sistemare gli affari e raccomanda ad Annina di non far parola del loro dialogo con Violetta. Rimasto solo, Alfredo si incolpa per la situazione finanziaria (Oh mio rimorso! Oh infamia!)

 

Violetta entra in scena ed il suo cameriere, Giuseppe, le porge una lettera di invito per quella sera ad una festa presso il palazzo di Flora Bervoix. Subito dopo Giuseppe annuncia la visita di un signore, che Violetta crede sia il suo avvocato e fa entrare. È invece Giorgio Germont, il padre di Alfredo, che l'accusa duramente di voler spogliare Alfredo delle sue ricchezze. Violetta allora gli mostra i documenti che provano la vendita di ogni suo avere per mantenere l'amante presso di lei: il vecchio signore capisce la situazione, ma pur convinto dell'amore che lega Violetta al figlio, le chiede un sacrificio per salvare il futuro dei suoi due figli. Germont spiega che ha anche una figlia e che Alfredo, se non torna subito a casa, rischia di mettere in pericolo il matrimonio della sorella (Pura siccome un angelo). Violetta così propone di allontanarsi per un certo periodo da Alfredo; ma non basta e il vecchio Germont le chiede di abbandonarlo per sempre, il che Violetta non può accettare, non avendo parenti o amici ed essendo affetta dalla tisi. Germont le fa allora notare che quando il tempo avrà cancellato la sua avvenenza (Un dì quando le veneri), Alfredo si stancherà di lei, che non potrà trarre nessun conforto, non essendo la loro unione benedetta dal cielo. Stremata, Violetta accetta di lasciare Alfredo.

 

Rimasta sola, Violetta scrive dapprima al barone Douphol, poi ad Alfredo per annunciargli la sua decisione di lasciarlo; non appena terminata la lettera, Alfredo entra agitato perché ha saputo della presenza del padre. Propone a Violetta di andare a conoscerlo ma lei, dopo essersi fatta giurare l'amore di Alfredo (Amami Alfredo), fugge. Alfredo si insospettisce della fuga di Violetta, e riceve la lettera (dal cocchio in partenza) che lei poco prima stava scrivendo. "Alfredo, al giungervi di questo foglio..." è quanto legge e quanto basta per fargli capire che Violetta lo ha lasciato. Quando vede l'invito di Flora sul tavolo, capisce che Violetta è alla festa, e, infuriato, decide di recarvisi anche lui, nonostante le suppliche del padre (Di Provenza il mar, il suol).

 

Quadro II

Alla festa a casa di Flora Bervoix si vocifera della separazione di Violetta e Alfredo. Durante i festeggiamenti per il carnevale, Alfredo arriva per cercare Violetta, che arriva accompagnata dal barone. Alfredo, giocando, insulta in modo indiretto Violetta, scatenando l'ira del barone, che lo sfida ad una partita di carte. Il barone perde ed Alfredo incassa una grande somma. Violetta chiede un colloquio con Alfredo, durante il quale lo supplica di andare via e, mentendogli, dice di essere innamorata del Barone. Alfredo, sdegnato, chiama tutti gli invitati (Or testimon vi chiamo che qui pagata io l'ho), e getta una borsa di denaro ai piedi di Violetta, che sviene in braccio a Flora. Tutti inveiscono contro Alfredo, e arriva il padre che lo rimprovera del fatto. Il barone decide di sfidare a duello Alfredo. Alfredo ha rimorso per il gesto di pubblico disprezzo fatto a spese di Violetta, che a sua volta si dichiara convinta che un giorno lui comprenderà le ragioni della separazione e rinnova la promessa di amore eterno.

 

Atto III

(Scena I, Scena II, Scena III, Scena IV, Scena V, Scena VI, Scena ultima)

«Ah della traviata sorridi al desìo
a lei deh perdona, tu accoglila, o Dio»

(Violetta, atto III scena IV)

La scena si svolge nella camera da letto di Violetta. La tisi si fa più acuta e ormai il dottor Grenvil rivela ad Annina che Violetta è in fin di vita (La tisi non le accorda che poche ore). Violetta, sola nella sua stanza, rilegge una lettera che custodiva vicino al petto, nella quale Giorgio Germont la informava di aver rivelato la verità ad Alfredo e che il suo amato, fuggito dopo aver ferito Douphol a duello, sta tornando da lei. Verdi accompagna il parlato della protagonista con un violino solista che accenna il canto d'amore di Alfredo del primo atto Di quell'amor ch'è palpito. Violetta sa che è troppo tardi ed esprime la sua disillusione nella romanza Addio, del passato bei sogni ridenti.

 

Per contrasto, all'esterno impazza il carnevale. Annina porta una buona notizia: è arrivato Alfredo, che entra, abbraccia Violetta e le promette di portarla con sé lontano da Parigi (Parigi, o cara). Giunge anche Giorgio Germont, che finalmente manifesta il suo rimorso. Violetta chiama a sé Alfredo e gli lascia un medaglione con la sua immagine, ella gli dice di sposarsi con una giovane che lo ami, ma mai di dimenticarla. Per un momento Violetta sembra riacquistare le forze, si alza dal letto, ma subito cade morta sul canapè.

Programma e cast

Direttore: Francesco Lanzillotta
Regia: Sláva Daubnerová

 

Maestro del Coro: Ciro Visco
Scene: Alexandre Corazzola
Costumi: Kateřina Hubená
Coreografia: Ermanno Sbezzo
Luci: Alessandro Carletti

 

Violetta – Corinne Winters / Hasmik Torosyan (1, 3 agosto)
Alfredo – Piotr Buszewski / Oreste Cosimo (1, 3 agosto)
Germont – Luca Micheletti / Gustavo Castillo (27 luglio, 2 agosto)
Flora – Maria Elena Pepi*
Annina – Sofia Barbashova*
Il barone Douphol – Roberto Accurso
Il marchese d’Obigny – Alejo Alvarez Castillo*
Il dottor Grenvil – Mattia Denti
Gastone – Christian Collia
Giuseppe – Enrico Porcarelli
Un domestico – Massimo Di Stefano
Un commissionario – Andrea Jin Chen
*Dal progetto “Fabbrica” – Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma

 

ORCHESTRA, CORO E CORPO DI BALLO DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA

 

Nuovo allestimento del Teatro dell’Opera di Roma

Terme di Caracalla

Il 27 luglio 1937, il Governatore di Roma Piero Colonna aveva convocato i rappresentanti della stampa per illustrare l'iniziativa, in precedenza deliberata, che prevedeva la realizzazione di un teatro all'aperto all'interno del complesso archeologico delle Terme di Caracalla e le conseguenti rappresentazioni di opere liriche a partire dal 1 agosto successivo.

L'estate romana del "ventennio" si arricchiva di un ulteriore spazio dedicato alla musica ed in particolare al melodramma, poichè, va ricordato, che l'orchestra di S. Cecilia si esibiva, durante il periodo estivo, alla Basilica di Massenzio.
In realtà nacque come esperimento, stando alle parole del Governatore, che si trasformò in un appuntamento immancabile sia per la cittadinanza, sia per il turismo soprattutto internazionale. Inoltre fu determinante per il definitivo assetto delle strutture dell'allora Teatro Reale dell'Opera e per la continuità lavorativa di tutto il personale dipendente sia tecnico che artistico.
Definito con la dicitura "Teatro del popolo" andò sempre più connotandosi quale espressione di un gusto popolare ritrovato ed affermato. In proposito è giusto ricordare che nel 1937 Verona inaugurava la sua ventunesima stagione lirica all'Arena.
Il palcoscenico con i suoi impianti tecnologici, progettato e allestito da Pericle Ansaldo, venne posizionato all'interno di una delle aule situate accanto al tepidarium, per le sue dimensioni, 1500 mq di superfici ed un boccascena di 22 m. divenne il più grande palcoscenico del mondo. La platea disponeva di 8.000 posti, divisi in sei settori.
La prima stagione fu in realtà breve, appena otto giorni con cinque rappresentazioni in totale, tre di Lucia di Lammermoor e due di Tosca. "Spettacolo indimenticabile in una cornice unica al mondo; di una potenza così suggestiva da sembrare irreale", con queste parole iniziava l'articolo apparso su Il Giornale d'Italia dell'8 agosto 1937.
L'anno successivo le opere aumentarono a sei (La Gioconda, Mefistofele, Aida, Lohengrin, Isabeau diretta dallo stesso Mascagni, e Turandot) per un numero complessivo di 28 rappresentazioni, a partire dal 30 giugno e concludendosi il 15 di agosto. Il cambiamento sostanziale fu comunque quello della nuova e definitiva collocazione del palcoscenico all'interno dell'esedra del calidarium e l'ampliamento della platea che fu portata ad una capienza di 20.000 posti. Causa la guerra, la Stagione lirica estiva a Caracalla venne sospesa fino al 1944. Riprenderà nel 1945 in modo trionfale. Da detto anno fino al 1993 è stata un punto di riferimento importantissimo per la cultura musicale e forse il luogo più suggestivo, fra quelli dedicati allo spettacolo all'aperto.
Purtroppo, il 14 agosto 1993 il sipario calava definitivamente sul Teatro alle Terme di Caracalla.
Dal 2001 sono ripresi gli spettacoli presso il Teatro alle Terme di Caracalla con una nuova situazione logistica, in cui le rovine monumentali non sono più parte integrante del palcoscenico e quindi dello spettacolo stesso, restando comunque, unica e straordinaria cornice per la Stagione Estiva Lirica e di Balletto del Teatro dell'Opera di Roma.

 

Come raggiungere le Terme di Caracalla

Viale delle Terme di Caracalla

 

METRO
Linea B - fermata CIRCO MASSIMO

AUTOBUS
Via Baccelli - 160
Via Terme di Caracalla - 118, 160, 628, 671, 714

Punto TAXI
Telefono - 06.3570 con servizio di prenotazione riservato agli spettatori

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